Cento e venti anni fa, il 9 marzo 1902, una decina di vicentini, inconsapevoli della portata che avrebbe avuto la loro iniziativa, costituirono la Associazione del calcio in Vicenza, l’antenata della Acivi, del Lanerossi Vicenza, di cui fa “parte” il Real Vicenza, e del Vicenza Calcio e la colonna della storia sportiva della città e della provincia La squadra con la maglia a strisce biancorosse si è identificata più di ogni altra realtà culturale, economica e sociale con il territorio e ha appassionato generazioni di vicentini con le sue vicende agonistiche, con i suoi giocatori e con i suoi campioni.
“Il Vicenza” è diventato un simbolo, un’astrazione, un valore che esiste a prescindere da quanto succede nella realtà e che è addirittura trasmesso ereditariamente anche se l’erede nulla ha a che fare con il de cuius. L’esecutore testamentario è il tifoso, che assegna al nuovo arrivato il titolo di successore e continuatore del vecchio Lane a prescindere dalla legittimità della successione, troppa è la paura di chiudere una storia e affrontare una rifondazione.
Scesi dal taxi quasi tremando, ne chiamai un altro e mi feci portare in albergo. Questo episodio accadde a San Paolo, dove mi avevano invitato a giocare un torneo fra ex calciatori, e il bello è che risale al luglio del 1989, ovvero a distanza di ben sette anni dal mondiale di Spagna. Ma per i brasiliani quella sconfitta con l’Italia è ancora una ferita aperta…”.
Premesso che è impossibile mettere a confronto squadre di epoche così diverse del calcio, mi sentirei in grado comunque di nominarne tre. La prima è quella che, nel campionato 1937-1938, sfiora la promozione in Serie B trascinata dai fratelli Berto e Romeo Menti: sempre presenti, segnano quasi la metà dei sessantasette gol della squadra (ventuno Romeo, miglior marcatore, e undici Berto) e sono la migliore coppia di ali della Serie C.
La rosa è composta quasi totalmente da vicentini: Alfredo Gianesello I, Lionello Filippi, Gino Pasin, Armando Frigo, Mariano Rossi. In porta gioca il thienese Bruno Monti, terzino destro è l’altro thienese Valentino Foscarini, centromediano Eraldo Bedendo (unico non vicentino) e centravanti lo scledense Antonio Leder. Fra le riserve ci sono i fratelli Livio e Walter De Boni e Luigi “Nini” Chiodi. Il gioco è spettacolare, più volte i biancorossi segnano sei gol nella stessa partita, il limite è nella difesa che incassa troppo.
Le altre due squadre per la nomination sono più vicine nel tempo: il Real Vicenza e il Vicenza Re di Coppe. Ritengo che la prima meriti il primato perché assomma la qualità di gioco e di giocatori, il miglior risultato in assoluto in un campionato nazionale e il rapporto più forte con la tifoseria.
Il Real ha avuto in rosa alcuni giocatori di altissimo livello, prima di tutti ovviamente Paolo Rossi.
Ma anche Giorgio Carrera, Franco Cerilli e Roberto Filippi, e altri che, in biancorosso, hanno dato il meglio della propria carriera: Giancarlo Salvi, Ernesto Galli, Valeriano Prestanti, Beppe Lelj, Renato Faloppa, Mario Guidetti. Guidata dal “maestro d’orchestra” Gian Battista Fabbri, un allenatore innovativo e di grandi valori umani e tecnici, questa squadra ha rivaleggiato alla pari con i top team dell’epoca, praticando un gioco allora senza eguali in Italia e, in assoluto, molto spettacolare e coinvolgente.
Ha vinto consecutivamente un campionato di Serie B ed è stata seconda in A, ha portato il suo centravanti a vincere la classifica marcatori in entrambi i campionati e lo ha fatto diventare, in due anni, uno dei migliori attaccanti del mondo. Quel gruppo, permeato dalla semplicità e dalla spontaneità del suo allenatore, ha instaurato un rapporto senza mediazioni e di reciproco affetto con i tifosi, che in esso si identificavano e con cui sapevano che era sempre possibile un dialogo schietto e alla pari. Più di una volta sono stati trentamila gli spettatori allo stadio Menti, una forza incredibile a sostenere Paolo Rossi e i suoi compagni.
Metterei un gradino sotto al Real il Vicenza di Francesco Guidolin, che non ha avuto grandissimi giocatori in rosa ma era un buon gruppo che si faceva più forte con la sua compattezza, che aveva un gioco più utilitaristico che spettacolare, che in campo nazionale ha vinto la Coppa Italia ma, in campionato, non è riuscito a primeggiare nei piazzamenti, che è stato popolare e vicino ai tifosi ma non con tutti i giocatori e senz’altro meno del suo presidente Pieraldo Dalle Carbonare.
Fonte articolo: www.vipiu.it
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