Roberto Baggio scrive a Paolo Rossi: Pablito, mi hai fatto sognare

Per omaggiare Paolo Rossi, Roberto Baggio scrive una lettera aperta all’idolo della sua infanzia.

«Avevo dieci anni, sognavo di diventare come te. Sei stato unico»

Un bambino di dieci anni, il suo campione. Una bicicletta, un sogno. Uno stadio da raggiungere, una partita da vedere. Pedala il padre, il figlio sale sul tubo, come si faceva una volta. È la magia del calcio, il suo segreto più intimo. È Roberto Baggio. È Paolo Rossi.
«Tornano in superficie i dolci ricordi di quando avevo 10 anni, conservati per decenni in uno dei tanti album della mia memoria. Oggi, grazie a Pablito, sfoglio quell’album e tornano a farsi sentire il freddo pungente e la dura canna della bicicletta.

Con il mio adorato papà Fiorindo, mancato solo qualche mese fa, percorrevamo quasi 12 chilometri, in due su una bicicletta, per arrivare a Vicenza partendo da Caldogno. Per andare allo stadio Menti a vedere il grande Paolo Rossi. Poi, per tutta la partita, mi aggrappavo alla rete per vederlo giocare e segnare. Erano gli anni dell’Austerity e delle targhe alterne. Erano gli anni in cui cullavo i miei sogni. Pensavo che un giorno avrei anche io giocato in quello stadio, che avrei indossato quella maglia bellissima con la grande R sul petto».

 

Un meraviglioso viaggio in Cina recentemente ci ha fatto rincontrare. Abbiamo parlato a lungo su quanto avessimo vissuto in comune, e su quanto si sarebbe dovuto fare per un futuro migliore.

Questa è la lettera aperta che Roberto Baggio ha scritto ed è stata pubblicata dalla Gazzetta dello Sport. È la lettera commovente di un uomo che torna bambino e ricorda il suo idolo, Paolo Rossi. A legare Baggio e Rossi ci sono molte cose. Sono stati due fuoriclasse amati in maniera trasversale, al di là della maglia di appartenenza. I tifosi li immaginano sempre in azzurro, con la maglia dell’Italia. Hanno vinto entrambi il Pallone d’Oro: Rossi nel 1982, Baggio nel 1994. Da ragazzi hanno avuto infortuni gravissimi ma li hanno superati con una forza serena. E c’è Vicenza nel loro destino.


Baggio è nato a Caldogno, paese alle porte della città del Palladio. Rossi è arrivato a Vicenza quando aveva 20 anni, nel 1976. Ci ha giocato tre stagioni. E’ di Vicenza la prima moglie, Simonetta Rizzato. A Vicenza vive suo figlio Alessandro. E a Vicenza Rossi ha continuato a vivere a lungo e lì è rimasto il suo cuore (è cittadino onorario), fino a quando non ha deciso di trasferirsi sulle colline di Arezzo con la seconda moglie, Federica Cappelletti, che gli ha dato le figlie, Mara Vittoria e Sofia Elena. Entrambi, infine, erano stati nominati «ambasciatori» del Lanerossi un paio d’anni fa, quando alla guida della società era arrivato l’imprenditore veneto Renzo Rosso.


Continua Baggio: «Un meraviglioso viaggio in Cina recentemente ci ha fatto rincontrare. Abbiamo parlato a lungo su quanto avessimo vissuto in comune, e su quanto si sarebbe dovuto fare per un futuro migliore. Soprattutto nel calcio. Oggi Paolo è volato in cielo lasciandoci tutto quello che il calcio di buono sa offrire. Paolo ha regalato un sogno a milioni di italiani, cosa che a me non è riuscita. Oggi comprendere il mistero della vita, e dare un perché alle cose che ci accadono, non è mai semplice». E infine chiude con un tenerissimo saluto: «Ciao Paolo, chissà se infilerai le tue scarpette da calcio quando sarai in cielo. Spero di si, spero che il tuo sorriso arrivi anche li. Noi qui lo ricorderemo a lungo. Buon viaggio Paolo, nell’eterno cielo della luce tranquilla».

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